Mi sono avvicinato tardi alla fotografia, ma ho la costante sensazione che sia sempre troppo presto.
Ci trovammo una mattina fredda di aprile alle “Due Strade” con Stefano e Juri. La destinazione era L’Aquila. Erano passati venti giorni dalla scossa di terremoto.
Non ne avevo la consapevolezza, ma quel giorno è stato l’inizio di un bellissimo e dolorosissimo viaggio tra le macerie di quei luoghi e le mie.
Quei momenti mi hanno aiutato a capire quanto il mezzo fotografico sia fondamentale per il cambiamento e quanto la sua potenza in certi casi sia disarmante.
Da quell’esperienza è nato il libro fotografico “Non c’ero mai stato prima”, la collaborazione con il progetto Terradiconfine.org, una grande amicizia (l’altra era già grande) e la convinzione che il confronto con le persone è alla base di ogni possibilità di crescita.
Successivamente ho provato a rapportarmi con altri tipi di linguaggi fotografici: gli oggetti, la moda, gli eventi.
Ma il desiderio di raccontare storie è sempre stato quello più grande e quello che mi spinge con forza ad andare avanti.