Armando Romeo Tomagra
Nasce a Scordia nel 1960. Professore dal 1990, ha insegnato in varie Accademie di Belle Arti tra cui: Sassari, Brera Milano e Palermo. Attualmente Insegna Fondamenti di teoria e tecnica fotografica e Fotografia del paesaggio presso l’Accademia Catania. Ha pubblicato in riviste italiane ed estere. Professionista fotografo dal 1992. Premiato in concorsi nazionali e internazionali, tra cui il: “The international photo contest - hasselblad open 1998” Svezia. Ha esposto in Italia e all’estero; tra le sue ultime mostre personali: “Eteroplasmi” Kreis Galerie, Norimberga Germania 2006, ”Etna tra cielo e terra” Tertulia libreria,Catania 2010. Collettive: “Made in Italy” the Orange KTF Gallery, Seoul Corea 2008. “Sicilia mangia” Deutsches Hirtenmuseum, Hersbruck Germania 2011. “Geografie e storie di transizioni” Palazzo Ziino, Palermo 2013. Attualmente è impegnato in progetti fotografici di paesaggio e ritratto e in particolare sulla Fotografia Astratta.
Due parole sul lavoro di Armando Romeo Tomagra
testo di Marco Miano
Questi lavori di Armando Romeo rappresentano la concretizzazione di una possibilità della fotografia rimasta finora (che io sappia) non percorsa. Armando Romeo manipola il supporto materiale su cui si è impressa la porzione di radiazione luminosa esistente all’esterno della fotocamera. Ordinariamente consideriamo la nostra percezione visiva e le impressioni sui materiali fotosensibili come una verosimile e credibile immagine del reale. Molti scatti di Armando Romeo ritraggono questo reale con uno sguardo che mi suscita una inconfondibile emozione di visione del “vero”, che a volte non mi aveva colto nel momento in cui quella stessa immagine si era impressa sulle mie retine, ma ciò mi succede anche con alcune immagini che ritraggono soggetti che so di non aver mai visto.
Questa certezza interiore porta con sé, necessariamente, il dubbio sulla rispondenza al reale della nostra visione, ed anche quello, più grave, sulla sua possibilità effettiva.
L’illusione che incombe sempre su di noi non può portarci che a relativizzare, se non ad annullare, la fiducia che riponiamo nell’immagine come indizio da usare per una ricostruzione mentale del reale, e, a conferma della effettiva esistenza di quest’ultimo, dobbiamo, per maggiore tranquillità, ricorrere a postulati e dati aggiuntivi di altra origine.
In questa divertente (e terrificante) situazione Armando Romeo gioca con l’immagine che si è impressa sul supporto fotosensibile agendo sul supporto stesso e mostrandoci una delle infinite (?) possibilità di ulteriori e differenti immagini cui lo stesso supporto, scopriamo, è capace di dare origine quando viene trattato in maniera non ordinaria.
Dovremo, per via di questo insolito trattamento da esso subìto, ritenere che esso ci stia manifestando qualcosa di meno reale di ciò che mostra quando viene trattato in modo “normale”?
Non è forse che l’illusorietà della nostra visione ci allontani da altre e diverse visioni di dimensioni finora sconosciute del reale?
Rispondo che (forse) è così, e i risultati di queste operazioni di Armando Romeo portano il materiale fotosensibile a manifestare altre possibilità nascoste nelle pieghe del reale: li ho perciò chiamati ETEROPLASMI.
Testo di Marco Miano